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Il Decreto 231 e l’annunciata riforma. Il tavolo tecnico del Ministero Della Giustizia al lavoro.

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231 / Aziende / Giustizia / reati / riciclaggio

Il Decreto 231 e l’annunciata riforma. Il tavolo tecnico del Ministero Della Giustizia al lavoro.

1. Premessa

Il Decreto Legislativo 231 del 2001 finalmente al giro di boa? Al momento non è dato saperlo.
Quel che è certo è che la complessità e l’evoluzione del quadro normativo in materia di responsabilità amministrativa degli enti hanno portato negli anni ad un aumento significativo delle disposizioni, creando una crescente difficoltà per le imprese, soprattutto piccole e medie, nel garantire una corretta conformità ai requisiti del Decreto.
Di fronte a tali sfide, il Ministero della Giustizia ha deciso, agli inizi del 2024, di istituire un Tavolo tecnico per la revisione del Decreto 231, con l’obiettivo di aggiornare e semplificare il relativo compendio normativo, tenendo conto delle necessità emerse nell’arco dei quasi 25 anni dalla sua entrata in vigore.

2. Il Tavolo tecnico: attività ed obiettivi

Il Tavolo tecnico, operante presso il Ministero della Giustizia dal febbraio 2024, riunisce magistrati, avvocati e rappresentanti del mondo imprenditoriale per affrontare i punti più critici del Decreto 231.
Il gruppo di lavoro è chiamato a elaborare proposte che bilancino le esigenze di certezza giuridica per le imprese con la necessità di mantenere alti standard di prevenzione e repressione dei reati societari.
Gli esperti, coinvolti in un processo di consultazione che si prevede durerà circa un anno, hanno l’obiettivo di fornire indicazioni precise su come ristrutturare la normativa sulla responsabilità da reato degli enti, al fine di renderla più efficiente, moderna e in linea con gli sviluppi giuridici e tecnologici internazionali.

Tra le attività principali del Tavolo rientra l’analisi del “catalogo” dei reati presupposto, l’approfondimento sui criteri per l’effettiva applicazione dei modelli organizzativi e una revisione dei meccanismi di esonero dalla responsabilità.
La digitalizzazione dei processi aziendali e l’uso di strumenti informatici per monitorare la conformità sono inoltre tra i temi centrali del dibattito, con l’intento di snellire gli adempimenti, specialmente per le imprese di dimensioni ridotte.

3. Riduzione e razionalizzazione dei “reati presupposto”

Uno dei temi chiave della riforma è la necessità di ridurre il numero di reati che possono generare responsabilità per le imprese.
Attualmente, il Decreto 231 include una vasta gamma di reati presupposto, che nel tempo sono aumentati sensibilmente, creando incertezza e complessità applicativa.
Il rischio, evidenziato dagli esperti, è che le imprese possano trovarsi in difficoltà nel prevenire o gestire reati sempre più eterogenei, compromettendo l’efficacia del modello organizzativo e di gestione.
Il Tavolo tecnico sta valutando un meccanismo che razionalizzi il catalogo dei reati, preservando però i più rilevanti per la sicurezza economica e sociale.

4. Chiarezza sui requisiti dell’Organismo di Vigilanza (OdV)

Un ruolo cruciale nel sistema di compliance previsto dal Decreto 231, è senza dubbio svolto dall’OdV.
Ciò nondimeno, i requisiti di indipendenza, professionalità e autonomia di tale organismo sono ancora oggi oggetto di interpretazioni diverse.
Il Tavolo tecnico sta lavorando per introdurre criteri più stringenti e definitivi che garantiscano l’effettiva autonomia dell’OdV, il quale deve essere in grado di monitorare in modo indipendente il funzionamento del modello organizzativo, senza pressioni esterne da parte dell’azienda.

5. I Modelli organizzativi

Uno dei cambiamenti più significativi in discussione riguarda i modelli organizzativi.
Oltre alla revisione dei requisiti formali e sostanziali, è stata sollevata la questione della loro certificazione.
Attualmente, le imprese possono auto-dichiararsi conformi ai requisiti del Decreto 231, ma un simile approccio rischia di favorire comportamenti opportunistici.
La riforma potrebbe introdurre un sistema di certificazione indipendente, basato su standard internazionali, che offra garanzie maggiori in termini di efficacia preventiva dei modelli e di trasparenza nel mercato.

6. Disciplina speciale per le micro e piccole imprese

Il Tavolo tecnico sta esplorando la possibilità di introdurre una disciplina semplificataper le micro e piccole imprese che tenga conto delle loro limitate risorse senza comprometterne la responsabilità.
Il Decreto 231, nella sua formulazione attuale, è infatti spesso percepito come troppo complesso e oneroso da tali soggetti.
L’approccio differenziato permetterebbe, quindi, di garantire una maggiore diffusione della cultura della legalità anche nelle piccole realtà imprenditoriali, senza sovraccaricarle di obblighi eccessivi.

7. Diversione del procedimento e valorizzazione delle indagini interne

Lo studio in atto sta, infine, valutando l’introduzione di forme di “diversione del procedimento”, che permettano all’impresa di evitare il processo penale qualora intraprenda azioni riparatorie e dimostri l’adozione di misure correttive adeguate.
Tale modello, ispirato a pratiche diffuse nei paesi anglosassoni, incentiverebbe le imprese a intraprendere azioni immediate e responsabili in caso di illeciti, favorendo una risoluzione più rapida e meno gravosa.
Parallelamente, la riforma prevede di attribuire maggiore valore alle indagini interne, che potrebbero costituire un elemento favorevole ai fini dell’esonero dalla responsabilità.

8. Conclusioni

Dall’analisi delle proposte trattate nel Tavolo Tecnicosi ricava l’intento della riforma in discussione di ridurre l’impatto normativo che la disciplina della responsabilità amministrativa degli enti esercita sulle imprese, senza tuttavia sacrificare i principi di legalità e trasparenza che stanno alla base della legge.
L’introduzione di meccanismi più chiari e moderni, come la certificazione dei modelli organizzativi e la valorizzazione delle indagini interne, insieme a un quadro normativo semplificato per le microimprese, potrebbe rafforzare ulteriormente il sistema di responsabilità delle aziende e migliorarne la competitività a livello nazionale e internazionale.
Tuttavia, il successo della riforma dipenderà dalla capacità di bilanciare gli interessi delle imprese con l’obiettivo di una giustizia penale efficace e moderna, evitando eccessi burocratici e garantendo maggiore certezza giuridica per tutti gli attori coinvolti.

Avv. Adamo Brunetti

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