Provvedimento di revoca dell’amministrazione giudiziaria e Protocollo di legalità nel settore moda
05/03/2025 2025-03-05 8:21Provvedimento di revoca dell’amministrazione giudiziaria e Protocollo di legalità nel settore moda

Provvedimento di revoca dell’amministrazione giudiziaria e Protocollo di legalità nel settore moda
Le misure di prevenzione come strumento di miglioramento della compliance aziendale
Il Tribunale di Milano ha di recente emesso un provvedimento di revoca dell’amministrazione giudiziaria di una nota società di un gruppo di moda, attiva nella produzione di abbigliamento, calzature e borse. Tale misura era stata disposta ad aprile 2024 a causa di presunte carenze nei controlli sulla filiera produttiva, con conseguente rischio di sfruttamento dei lavoratori e agevolazione del c.d. caporalato.
La revoca anticipata è stata motivata dal “virtuoso percorso” intrapreso dalla società, in linea con le prescrizioni del Tribunale. Queste includevano la verifica dei fornitori, la risoluzione dei rapporti con i soggetti “a rischio” e l’implementazione di “best practices”.
1. Panoramica sulla vicenda giudiziaria in esame
Dopo i 3 casi già resi noti nel 2024, il Tribunale di Milano, Sezione Misure di Prevenzione, dispose l’amministrazione giudiziaria in questi casi, ai sensi dell’art. 34 D.lgs. n. 159/2011 (c.d. Codice Antimafia), all’esito di un’ampia attività di indagine coordinata dalla Procura di Milano che ha interessato e sta interessando molte aziende. Il provvedimento è connesso al reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, previsto e punito dall’art. 603-bis c.p.
Le contestazioni formulate riguardavano il business delle aziende interessate, ovvero l’attività di produzione dei manufatti di pelletteria e/o dell’abbigliamento, che appariva nei casi in esame interamente esternalizzata e affidata in appalto a società che a loro volta subappaltavano a terzi.
Ebbene, i subappaltatori – stando alla ricostruzione dell’Autorità Giudiziaria – si avvalevano di manodopera irregolare, applicando inoltre condizioni di lavoro non in linea con la disciplina in materia di Salute e Sicurezza.
Ciò che viene contestato è di non aver vigilato sulla corretta esecuzione dei contratti di appalto stipulati, in particolare effettuando ispezioni o audit sulla filiera produttiva. Tra le prescrizioni del Tribunale, volte ad evitare che in futuro la filiera possa essere nuovamente affidata a terze aziende che si avvalgono di manodopera irregolare, vi era quella riguardante l’adozione del Modello di Organizzazione estione e Controllo.
2. I rilievi del Tribunale in ordine alle azioni migliorative intraprese
Il Tribunale ha sottolineato l’importanza di un efficace Modello di Organizzazione, gestione e controllo (Modello 231) e della proceduralizzazione dei processi di selezione e monitoraggio dei fornitori. In particolare, il Modello 231 deve includere la valutazione del rischio di sfruttamento del lavoro da parte degli appaltatori e prevedere audit specifici in loco.
I Presidenti o componenti degli Organismi di Vigilanza devono introdurre verifiche ad hoc nell’ambito delle pianificazioni annuali e richiedere flussi informativi specifici sui fornitori.
È fondamentale, infine, definire una procedura per la selezione dei fornitori, basata sull’analisi delle diverse tipologie di supplier e del loro impatto economico e di business. Devono essere previsti criteri di valutazione successiva (monitoraggio) per escludere i fornitori “a rischio”, ovvero quelli che non soddisfano i criteri di affidabilità predeterminati.
Ad avviso del Tribunale, «l’aspetto innovativo del progetto adottato presenta profili di assoluta eccellenza e ben può rappresentare un modello di funzionalità ed efficienza per altre società nel medesimo settore, anticipando le direttrici del nuovo Regolamento Europeo 2024/1781 (in vigore dallo scorso luglio) su tracciabilità e sostenibilità dei prodotti».
3. Protocollo per la prevenzione del caporalato nel settore moda
In seguito a diversi provvedimenti in materia di amministrazione giudiziaria che hanno interessato aziende del settore moda, è in fase di definizione un Protocollo per prevenire il caporalato. Tale documento, analogo a quello già adottato nel settore della logistica, mira a contrastare lo sfruttamento del lavoro e garantire supply chain virtuose attraverso un sistema di monitoraggio condiviso.
Il principio cardine del Protocollo è la trasparenza lungo tutta la filiera produttiva. A tal fine, verrà costituita una piattaforma di filiera su base volontaria per censire le aziende appaltatrici e facilitare i controlli delle società committenti. Su tale piattaforma saranno caricati i documenti che attestano la conformità alle normative fiscali e del lavoro, semplificando i controlli delle Autorità.
Con il Protocolli, si intende istituire una “Piattaforma di Filiera”, e introdurre un elenco, c.d. “green list”, ad uso delle imprese del settore, che raccoglierà le ragioni sociali e i codici fiscali delle imprese produttive aderenti alla Piattaforma le quali — in assenza di anomalie restituite dal sistema – conseguiranno l’“Attestato di trasparenza nel settore moda” (c.d. “bollino verde”).
La profilazione sarà su base volontaria da parte delle imprese appartenenti alla filiera produttiva le quali, contestualmente all’adesione, si impegnano a mantenere i dati immessi con aggiornamento almeno quadrimestrale.
I documenti da caricare riguarderanno anche dati relativi al rispetto delle norme in materia di salute, sicurezza e documentazione di regolarità fiscale e contributiva.
Le “Case di Moda”, dal canto loro, si impegneranno inserendo nelle condizioni generali di contratto e/o nei contratti di appalto/fornitura specifici impegni a carico dei fornitori, volti a garantire il rispetto dei profili di legalità giuslavoristica, fiscale, previdenziale e di salute e sicurezza.
Gli impegni sopra indicati potranno essere supportati dall’adozione/implementazione da parte dei brand di:
- una specifica procedura di cd. onboarding dei fornitori/subfornitori che preveda specifiche linee guida interne in materia di qualificazione e accreditamento, selezione, valutazione e monitoraggio dei medesimi;
- eventualmente, un Codice di Condotta che preveda i principi etici e le regole di comportamento che devono caratterizzare l’operato dei fornitori/subfornitori;
- percorsi di formazione mirata del/dei personale/collaboratori adibito/i alle attività scaturenti dal Protocollo e, in particolare, alle verifiche di filiera, ai fini della maggiore consapevolezza in ordine alle finalità e agli obiettivi perseguiti.
In sede di audit disposto nei confronti dei singoli operatori della filiera produttiva, i brand verificherannola rispondenza effettiva e sostanziale della realtà aziendale verificata agli standard minimi previsti dal Protocollo stesso
4. Considerazioni e impatti 231
Si evidenzia come tali best practice siano già in linea con i migliori protocolli di comportamento previsti dai Modelli 231, anche con riferimento a quanto indicato dalle Linee Guida di Confindustria, da ultimo aggiornate a giugno 2021.
Ciò determina, ancora una volta, la necessità di procedere ad adeguati risk assessment e aggiornamento ed efficace implementazione di un Modello 231, nell’ottica di una compliance sempre più integrata.
Avv. Adamo Brunetti